Cheratosi attinica: oggi si previene con un dispositivo medico, domani si curerà con il sole
luglio 2015 - La cheratosi attinica, malattia della pelle legata all’esposizione solare, è stata recentemente inclusa dal Ministero della Salute tra i tumori della pelle. Per tale motivo il suo trattamento è sempre necessario: nel 60% dei casi il carcinoma cutaneo a cellule squamose si forma a partire da una cheratosi attinica.
Scarsi i dati sull’incidenza della cheratosi attinica nella popolazione italiana: l’attuale stima dell’1,5% e del 3% negli ultra-settantenni è considerata ampiamente sottostimata dagli specialisti. L’incidenza di questa patologia è leggermente più alta negli uomini, poiché essi tendono a trascorrere più tempo al sole e ricorrono meno all’uso di filtri solari.
La lesione è solo la punta di un iceberg: oltre alle cheratosi visibili sono spesso presenti lesioni subcliniche invisibili. Dal momento che non è possibile prevedere se e quale cheratosi attinica evolverà in carcinoma invasivo è importante affrontare il problema in maniera tempestiva. Tra le possibili terapie quella fotodinamica, con una percentuale di risposta positiva del 70-90%, si conferma uno dei trattamenti più efficaci.
Durante il 23° Congresso Mondiale di Dermatologia di Vancouver è stata presentata una modalità innovativa di questa terapia: la fotodinamica in day-light (D-PDT, daylight photodynamic therapy), ovvero la terapia fotodinamica, sempre in associazione al metil-aminolevulinato, attraverso i raggi del sole. La terapia sviluppata da Galderma è stata approvata nel corso di una procedura di mutuo riconoscimento che ha visto coinvolti 19 stati europei e sarà disponibile anche in Italia nei prossimi mesi.
“La terapia fotodinamica convenzionale, raccomandata dalle Linee guida europee del 2013 e pubblicate sul Journal of the European Academy of Dermatology and Venereology1, consiste nell’utilizzo di una sostanza fotosensibilizzante, il metil-aminolevulinato, applicata nella zona da trattare, spiega la professoressa Maria Concetta Fargnoli, Direttore della Clinica Dermatologica dell’Università dell’Aquila. L’impiego di luce artificiale a una specifica lunghezza d’onda attiva la sostanza, determinando la morte selettiva delle cellule tumorali. È una terapia molto efficace che oltre ad avere una percentuale di risposta altissima dà un eccellente risultato cosmetico. Diversi studi dimostrano come la terapia fotodinamica porti ad una remissione completa dei danni da cheratosi attinica e riduca la possibile insorgenza di nuove forme tumorali con una risposta completa delle lesioni del 70 – 90% a tre mesi”.
“La terapia fotodinamica in day-light, conferma la professoressa Ketty Peris, Direttore dell’Istituto di Dermatologia Università Cattolica del Sacro Cuore Policlinico Gemelli di Roma, ha dimostrato una risposta analoga alla terapia fotodinamica convenzionale, tra l’89,2% e il 92% dei casi, ed è stata associata ad una riduzione significativa dell’intensità degli eventi avversi rispetto alla terapia tradizionale. Recenti studi dimostrano che la terapia fotodinamica in day-light ha efficacia paragonabile alla terapia tradizionale a prescindere dalla condizioni climatiche e dalle latitudini a cui viene praticata. Può essere infatti effettuata sia in condizioni di tempo soleggiato che nuvoloso, ma non quando piove”.
Ma davvero il legame tra sole e cheratosi attinica è indissolubile? “Una recente analisi di oltre 8.578 cartelle cliniche ambulatoriali sui fattori di rischio e sull’approccio terapeutico a questa patologia ha confermato il ruolo dell’esposizione solare nell’insorgenza delle cheratosi attiniche, afferma la professoressa Maria Concetta Fargnoli. È stata inoltre osservata una correlazione significativa tra l’insorgenza della patologia e la fotoprotezione: il 39% dei pazienti che non hanno mai fatto uso di schermi solari ha sviluppato cheratosi attiniche rispetto al 18% di coloro che ne hanno invece fatto un uso costante”.
Alcune persone devono prestare particolare attenzione quando si tratta di esporsi al sole: il rischio è maggiore per i soggetti con il sistema immunitario compromesso (trapiantati, pazienti sottoposti a terapie con immunosoppressori, affetti da malattie reumatiche o da malattie infiammatorie croniche); persone fragili (anziani); soggetti con familiarità o che già presentano cheratosi attiniche o altri tipi di tumori cutanei non-melanoma. Ma non solo: anche persone che trascorrono molto tempo all’aria aperta per motivi professionali (vigili, lavoratori edili, giardinieri, bagnini, etc.) o per motivi ludici (chi pratica sport all’aria aperta, velisti, surfisti, ecc.).
“I soggetti a rischio dovrebbero utilizzare fotoprotettori specifici e non dei comuni cosmetici per proteggere la pelle dai rischi legati all’esposizione solare. Oggi è disponibile un fotoprotettore specifico (Actinica®) un dispositivo medico che ha elevate performance protettive e che ha dimostrato di poter prevenire l’insorgenza della cheratosi attinica, spiega Giuseppe Argenziano, Professore di Clinica Dermatologica presso la Seconda Università di Napoli. La specificità di questo prodotto è dimostrata da studi condotti proprio sulle categorie più a rischio che ne hanno provato l’efficacia su un elevato numero di pazienti trattati. Altre proprietà che rendono specifico questo prodotto sono l’elevato fattore di protezione e l’indicazione delle quantità da utilizzare al fine di ottenere un filtro completo nei confronti degli ultravioletti”.
Actinica® rappresenta una novità assoluta nel mondo della fotoprotezione specifica nei pazienti a rischio. La sua formulazione contiene una combinazione di filtri UV chimici di ultima generazione, fotostabili con ampio spettro di assorbimento (UVA e UVB) e rientra nella categoria dei prodotti a protezione molto alta. Lo schema posologico e l’innovativo erogatore a dispenser consentono di applicare la giusta quantità di prodotto in modo semplice consentendo di evitare sprechi e contaminazioni di prodotto.