TRENTODOC, LE BOLLICINE DELLE FESTE
novembre 2014 -Ideale abbinato ad un pasto dai sapori genuini ed autentici, Trentodoc è il compagno ideale per vivere al meglio le Festività invernali. Con il suo gusto fresco e dinamico il metodo classico trentino è l’ambasciatore internazionale di questa terra, il vero spumante di montagna, ed è adattissimo per un brindisi e momenti speciali.
Trentodoc è l’espressione diretta della terra che lo produce, il Trentino. Un territorio piccolo, ma che al suo interno custodisce una grande varietà climatica, che spazia dal Garda, il primo segno tangibile del mondo mediterraneo per chi arriva dalla Germania, alle Dolomiti, uno straordinario monumento naturale. La superficie vitata provinciale conta un totale di 10.000 ettari, con una percentuale di uva base spumante dell’8% e una produzione totale annua di circa 8 milioni di bottiglie. Grandi cifre per un territorio piccolo ma dalle caratteristiche speciali, che lo rendono particolarmente adatto alla produzione di vino spumante di qualità, esclusivamente metodo classico. Dal mite Lago di Garda al freddo delle Dolomiti, la varietà climatica è molto ampia e contribuisce a definire l’esclusivo carattere di Trentodoc. I vigneti da cui nasce sono coltivati fino a un massimo di 900 metri sul livello del mare. Le viti coltivate su terreni più alti, in quota, rendono le uve più sane, ma tutto il microclima montano della nostra provincia apporta benefici positivi, anche a quelle coltivate più in basso.Trentodoc ha un’identità forte, legata al territorio e figlia di una tradizione che affonda le sue radici a fine ottocento.
La sua storia inizia con Giulio Ferrari, un curioso e giovane enologo dell’Istituto Agrario di San Michele all’Adige, poi diventato un simbolo per il mondo delle bollicine a livello internazionale. Sulle rive dell'Adige, Ferrari sviluppa la vocazione ad aprirsi ad altri mondi, viaggia molto, conosce nuove esperienze di coltivazione della vite e di lavorazione dei suoi derivati, appassionandosi alla storia e produzione dello Champagne. Ma la nostalgia della terra patria lo chiama, e allora nasce l'idea di importare in Trentino, fra i declivi dolomitici, quel caleidoscopio di esperienze viste e conosciute sul campo. Uno sposalizio, quello fra tecnica e territorio, che ha dato vita allo spumante metodo classico trentino.
Nel 1902 avvia la sua azienda spumantistica, prima sulle sponde del lago di Caldonazzo, poi a Trento, producendo per primo nel Belpaese uno “champagne” tutto italiano, utilizzando le uve classiche del metodo classico francese (Chardonnay e Pinot nero, bianco e menieur) coltivate sulle colline e sottoposte ad un processo di rifermentazione in bottiglia. Solo qualche anno dopo Ferrari diventa un vero e proprio marchio fatto di quell'eleganza e quella qualità oggi unanimemente riconosciute.
Intanto, sulla scorta di questa avventura, nascevano altre esperienze. Nel 1964 apparve sulla scena l'Equipe 5, un gruppo di cinque appassionati, nato nell'alveo dell'Istituto Agrario di San Michele all'Adige. Giuseppe Andreaus, Leonello Letrari, Ferdinando Tonon, Pietro Turra e Riccardo Zanetti fanno breccia nel panorama enologico trentino, puntando sul metodo classico come strumento di valorizzazione e qualificazione delle bollicine. Dopo aver sviluppato conoscenze e idee nel corso di viaggi in tutta Europa, scelsero la piana di Lavis per dar vita al loro progetto, confermando negli anni la validità di questa intuizione. Dentro un ex salumificio degli Asburgo i cinque provarono e riprovarono, lavorando uve di Chardonnay e Pinot Nero, nel contesto di un Trentino ancora prevalentemente rurale.
La guerra, infatti, aveva lasciato una regione in difficoltà, in condizione di grande arretratezza economica e con un'agricoltura in cui la meccanizzazione era praticamente sconosciuta: le colline dell'Asta dell'Adige erano solo in parte coltivate a vigneto, ma era un'economia di pura sussistenza. Il metodo classico irrompe in questo contesto portando – è il caso di dirlo – un entusiasmo nuovo, e la sua crescita con la diffusione di tante nuove cantine accompagnerà anche quella del Trentino che, nel giro di vent'anni, diventa una delle province più sviluppate in Europa con economia diversificata e disoccupazione bassissima.
Sono numerosi i riconoscimenti assegnati a Trentodoc. Quello più recente è di fine settembre, quando la Guida Vini d'Italia del Gambero Rosso ha premiato con i “Tre Bicchieri” sette etichette: il Giulio Ferrari Riserva del Fondatore 2004, il Rotari Flavio Riserva 2007, il Methius Riserva 2008, il Letrari Riserva 2009, il Domìni Nero 2009, il Mach Riserva del Fondatore 2009 e il Pas Dosé Balter Riserva 2009. Sempre nel mese di settembre altri dodici Trentodoc hanno ricevuti i “5 Grappoli” dalla Guida Bibenda mentre a luglio dieci etichette sono state menzionate nella classifica, stilata da ViniBuoni d’Italia, dei cinquanta migliori perlage nazionali .Per informazioni sulle cantine consultare www.trentodoc.com