Ca’ Pesaro Galleria Internazionale d’Arte Moderna, Venezia:24 Giugno -22 Ottobre 2017 David Hockney 82 ritratti e 1 natura morta
luglio 2017 -La Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro ospita l’esposizione David Hockney 82 ritratti e 1 natura morta, brillantemente curata da Edith Devaney, Curator of Contemporary Projects della Royal Academy of Arts di Londra e la direzione scientifica di Gabriella Belli.
Dopo la tappa a Venezia, realizzata con il sostegno di Crédit Agricole FriulAdria, la mostra sarà ospitata al Guggenheim Museum di Bilbao e al Los Angeles County Museum of Art.
Inglese di nascita ma californiano d’adozione, David Hockney è tra i più grandi artisti figurativi contemporanei. Nato nella cittadina industriale di Bradford nel 1937, dopo la formazione alla Bradford School of Art si trasferisce a Londra per frequentare il Royal College of Art (1959-1962). Dalla sua partecipazione nel 1961 alla mostra londinese Young Contemporaries, presso la Whitechapel Art Gallery insieme ad altri studenti del Royal College come Allan Jones e R. B. Kitaj, conquista una certa fama tra la critica specializzata e incontra il primo successo di pubblico.
Al 1961 risale il primo viaggio negli Stati Uniti, a New York e poi nel 1964 a Los Angeles, metropoli di cui diverrà interprete e pittore traducendo l’atmosfera della vita americana in opere famosissime dalle campiture sature dell’abbagliante luce californiana. L’elemento figurativo riveste nella sua produzione un ruolo cardine, declinato nei generi del ritratto e del paesaggio, associato a una costante interazione tra tecniche artistiche tradizionali e nuovi media. Dai disegni a pastello ai dipinti ad olio, dai collage fotografici con diversi punti di vista alle stampanti laser, fino ad arrivare ai disegni su iPad, Hockney ritrae incessantemente la vita che lo attornia, distillando l’essenza delle persone, catturando la mobilità dell’acqua e dispiegando la spettacolarità dei paesaggi.
Eseguiti tra il 2013 e il 2016, e considerati dall’artista un unico corpus di lavori, gli ottantadue ritratti esposti a Ca’ Pesaro offrono una visione della vita di Hockney a Los Angeles, delle sue relazioni con il mondo artistico internazionale, con galleristi, critici, curatori, artisti, volti celebri come quelli di John Baldessari, Larry Gagosian e Stephanie Barron, ma anche di familiari e persone divenute parte della sua vita quotidiana.
Hockney esegue ogni ritratto nelle medesime condizioni: il tempo di realizzazione è di tre giorni, o come dice l’artista «venti ore di esposizione», durante i quali ogni soggetto si accomoda su una sedia, collocata su una pedana, con alle spalle il medesimo sfondo neutro.
Le ottantadue tele, tutte dello stesso formato, raccolgono una tassonomia di tipi e caratteri, un saggio visivo sulla forma e condizione umana che trascende le classificazioni di genere, identità e nazionalità.
All’interno dell’apparentemente limitato formato della figura assisa su uno sfondo bitonale, si frammenta e si esprime un’infinita gamma di temperamenti umani che testimoniano, ancora una volta,la grandezza di questo maestro della nostra contemporaneità.
L’esplorazione della figura umana è per David Hockney un soggetto dall’inesauribile fascinazione, la cui investigazione ha assunto varie forme, attraversando la superficie dell’apparenza e scandagliando le profondità psicologiche, personali e identitarie che costituiscono l’uomo.
Il 2013 è un anno intenso per l’artista: la mostra A Bigger Picture, organizzata alla Royal Academy of Arts di Londra, ed incentrata sulla ricerca condotta negli ultimi anni sulla raffigurazione del paesaggio natio dello Yorkshire, giunge a conclusione. Nell’estate del 2013 un tragico incidente scuote l’accorato gruppo di collaboratori e amici, gettando Hockney in un periodo di inattività, condizione rara per un artista prolifico nei più diversi media.
Al suo rientro a Los Angeles, dopo quasi dieci anni trascorsi in Gran Bretagna – il soggiorno più lungo nel Paese natale dagli anni Settanta – Hockney si dedica nuovamente al ritratto dipingendo Jean-Pierre Gonçalves de Lima (J-P Gonçalves de Lima, 11th, 12th, 13th July 2013),suo assistente e stretto collaboratore negli anni di lavoro a Bridlington con sedute giornaliere. Alcuni personaggi di spicco, come il gallerista Larry Gagosian e il filantropo Jacob Rothschild, per questioni di tempo e disponibilità posano meno.
Alcuni si presentano all’appuntamento in abiti eleganti con gonne di seta, kimono e camicie riccamente decorati, completi scuri e cravatte;altri invece ostentano con voluta noncuranza magliette sportive e pantaloncini corti. Siedono protesi in avanti per avvicinarsi all’ospite,oppure si stagliano compunti, intenti a offrire l’immagine migliore di sé.
Alcuni sembrano sulla difensiva, ritraendosi impercettibilmente quasi a porre delle distanze; altri, in un diverso linguaggio del corpo, esprimono l’empatico legame instauratosi tra il pittore e il modello. Le espressioni dei volti sono mutevoli: distese e benevole, irrequiete o dubbiose, concentrate e serie. Le mani sono raffigurate adagiate sul grembo, a sostenere la testa, frementi sui braccioli della sedia. Infine le scarpe, espressione delle singole personalità secondo l’artista, lucenti ed eleganti, comode o da lavoro, col tacco alto, esteticamente belle o brutte.
La sessione di posa inizia di buon mattino: il modello sale sulla pedana e si accomoda sulla sedia, invitato dall’artista ad assumere una posizione confortevole, poiché dovrà mantenerla immutata per tutte le sedute. Hockney fornisce solo qualche indicazione per evitare la ripetizione di una disposizione precedentemente assunta da un altro ritrattato. Appena il soggetto si accomoda, gli assistenti segnano sul piano l’impronta dei piedi, espediente assimilato dall’amico Lucian Freud, per il quale l’artista posò nel 2002. Con sicurezza e velocità Hockney traccia a carboncino i tratti che definiscono la figura: partendo dal volto e dalle mani, elementi fondamentali del ritratto e punti focali su cui si concentra l’attenzione
dell’osservatore, delinea con sintetiche linee l’intera composizione.
Hockney conosce da tempo la maggior parte delle persone, le ha già ritratte in altre occasioni, e cerca di catturare il più velocemente possibile la loro posa, poiché non si accomoderanno più nello stesso identico modo.
Concluso lo schizzo generale applica sulla tela il colore acrilico, medium che si asciuga in fretta e permette una rapida esecuzione, definendo i volumi del volto, accennando la struttura del corpo e abbozzando lo sfondo.
La stesura del colore si protrae nei tre giorni di sessione, raffrontata ad una continua osservazione del soggetto, per sette ore di posa al giorno, intervallate da una pausa pranzo. Lavorando con ordine e metodo, Hockney osserva uno schema preciso, dipinge ogni elemento, confronta ogni sfumatura, angolo e dettaglio, studia intensamente i lineamenti del viso, l’acconciatura e l’abbigliamento. Non è soltanto rigoroso nella resa del soggetto, ma altrettanto attento al confronto con i ritratti precedenti, avendo in mente una serie composta da singole opere costituenti un insieme.
Lavora in silenzio, in assoluta concentrazione, assorto completamente nel suo lavoro. Affascinato dalle individualità che emergono da questa procedura, nota come i diversi soggetti durante le ore di posa inizino a vagare con la mente, rincorrendo i loro pensieri non essendo abituati a stare seduti per sei ore consecutive senza poter fare niente.Nel caso del critico Martin Gayford deve “richiamarlo all’ordine”.
Hockney non persegue la verosimiglianza o il compiacimento dei suoi modelli, le loro fattezze non vengono abbellite o trasformate per nascondere un difetto. L’amico Bing McGilvray, osservando la sua effige,esclama: «Sembro un rappresentante di frigoriferi».
Insieme catalogo visivo e aide-memoire, l’assistente J-P documenta tutte le fasi del procedimento, permettendo all’artista di visionare il lavoro fatto in una giornata e studiare le successive fasi da attuare.
L’immagine del dipinto, caricata sull’iPad, viene analizzata e modificata,fungendo da test preparatorio al lavoro diretto sulla tela. «Al termine di una giornata devi guardare il dipinto per vedere quello che hai realizzato e quello che devi ancora fare […] Pertanto i tre giorni di posa sono in realtà giorni di ventiquattro ore lavorative per me».
In un’epoca contemporanea in cui il consumo visivo di immagini scorre a ritmi incessanti, David Hockney rivista il genere pittorico del ritratto, ricercando attraverso una serrata osservazione l’essenza delle persone.
«Penso che più conosco e rispetto le persone, più interessante sarà il risultato». Catalogo della mostra edito da Skira. Per info http://capesaro.visitmuve.it/