Dal 10 febbraio al 4 giugno, Palazzo delle Meridiana, nel cuore di Genova, propone una ampia e documentatissima retrospettiva di Sinibaldo Scorza, caposcuola della pittura genovese del Seicento.
Un artista che fu molto amato da collezionisti come Caterina di Svezia, Gio. Vincenzo Imperiale, Giovan Carlo Doria, Carlo Emanuele I di Savoia, dal più importante poeta del suo tempo Giovanni Battista Marino, per essere poi quasi dimenticato. Perciò questa mostra, prima ad essergli dedicata, costituisce innanzi tutto un doveroso risarcimento critico, oltre che una imperdibile occasione per conoscere un grande maestro, tutto da scoprire.

Animalista straordinario e sublime narratore quando inscena i miti di Circe, Orfeo o Didone, narrati come fiabe nella natura della sua campagna ligure-piemontese ritratta dal vero con i cieli e i monti azzurri presi a prestito dai nordici, Sinibaldo Scorza (Voltaggio, 1589 – Genova, 1631) vive poco ma lavora moltissimo, specie con matita e penna. Più di rado dipinge scegliendo supporti cari agli Oltramontani: tavolette, tondini di legno, piccoli rami, e tele mai troppo grandi.

La sua attività si svolge nel paese natale, Voltaggio, prima del trasferimento a Genova intorno al 1604; a Torino come pittore di corte per Carlo Emanuele I di Savoia dal 1619 al 1625; in esilio per sospetto tradimento negli anni della guerra tra Genova e i Savoia nel 1625-1627, si reca a Massa e a Roma; nuovamente a Genova dal 1627 fino alla morte, avvenuta quando ha solo 41 anni, nel 1631.

Prestiti eccezionali come "Piazza del Pasquino" da Roma, Palazzo Venezia, e "Adamo ed Eva" dall'Accademia Carrara di Bergamo, insieme a quelli dei discendenti diretti del pittore, o da storiche collezioni genovesi – Costa e Zerbone – e altre più recenti, per ricomporre un puzzle frantumato nei secoli.

La mostra, curata da Anna Orlando, affermata esperta di pittura genovese e fiamminga, presenta circa trenta dipinti di Scorza, la sua unica e rarissima incisione nota, una ventina tra disegni e miniature, nonché un volume manoscritto con l'albero genealogico della famiglia miniato dal pittore stesso.

Alle sue opere sono affiancate una trentina di opere degli artisti fiamminghi e genovesi del suo tempo, per ricostruire il contesto da cui è scaturita la sua arte singolare: il maestro Giovanni Battista Paggi, i fratelli Bernardo e Giovanni Battista Castello, Jan Roos, Jan Wildens, i fratelli De Wael; e poi Gio. Bendetto Castiglione detto il Grechetto, Anton Maria Vassallo, Antonio Travi e Pieter Mulier detto il Tempesta.
Gli anni Dieci e Venti del Seicento sono i più gloriosi dal punto di vista artistico per la città, subito dopo l'arrivo di Rubens (1604-05), con quello di Van Dyck (1621) e lo sbocciare di una scuola di straordinari naturalisti, Fiasella, Assereto, i De Ferrari. 

La mostra è divisa in 5 sezioni tematiche: "Gli esordi di un pittore aristocratico", " Dal vero al sacro", " Favole e miti", " La scena di genere fiammingo-genovese", "Paesi incantati".
La sala centrale presenta accostati l'uno all'altro meravigliosi dipinti con la favola di Orfeo e quella di Circe, realizzati più volte da Scorza e da altri artisti fiamminghi e genovesi del Seicento per un suggestivo gioco di confronti e rimandi visivi.
Spettacolare anche la seconda sala del percorso affollata di animali, o l'ultima, con fiabeschi paesaggi innevati. Per finire con una vetrina dedicata a l'eccezionale presentazione di un presepe realizzato da Scorza con sagome miniate su carta a tempera e acquerello.

Accanto al cinquecentesco Palazzo della Meridiana, i Musei di Strada Nuova ospitano nelle stesse date una ricca sezione grafica curata da Piero Boccardo e Margherita Priarone, esponendo tutti i suoi disegni conservati nel Gabinetto Disegni e Stampe di Palazzo Rosso: una trentina già noti e altrettante nuove acquisizioni individuate tra gli anonimi. L'impegnativo catalogo (Sagep, 312 pp. a colori, 32 €) è così la prima monografia sul pittore, con una decina di saggi e un centinaio di schede, il tutto corredato da oltre 300 immagini a colori.

Dodici gli studiosi non solo genovesi chiamati dalla Orlando a collaborare al progetto:
Raffaella Besta, Piero Boccardo e Margherita Priarone dei Musei di Strada Nuova, Comune di Genova; Valentina Frascarolo, Genova; Chiara Grasso, Genova; Agnese Marengo, Milano; Maurizio Romanengo, Genova; Roberto Santamaria, Archivio di Stato di Genova; Giulio Sommariva, Accademia Ligustica di Belle Arti, Genova; Gelsomina Spione, Università degli studi di Torino; Gianluca Zanelli, Galleria di Palazzo Spinola di Pellicceria, Genova; Franco Vazzoler, Università degli studi di Genova;

Un lavoro di studio e di controllo negli archivi, che ha regalato, tra l'altro, l'eccezionale rinvenimento da parte di Roberto Santamaria dell'Archivio di Stato di Genova dell'inventario post mortem redatto dal figlio del pittore nel 1631, con l'elenco di stampe, disegni, dipinti e libri, a conferma della raffinata cultura di uno Scorza ritrovato.

La mostra gode dei patrocini di Regione Liguria, Comune di Genova e Comune di Voltaggio (AL).

La mostra è realizzata con il sostegno della Compagnia di San Paolo

INFO:
Genova, Palazzo della Meridiana, sal. S. Francesco, 4 (angolo via Garibaldi)
Da martedì a venerdì 12-19; sabato e domenica 11-19; lunedì chiuso
Biglietto intero 10 €; ridotto 7 €; scuole 5 €; cumulativo con mostra a Palazzo Rosso, Musei di Strada Nuova 12 €
Catalogo: Sagep, 32 € (25 € in mostra)