29 maggio 2015 -Palazzo Te a Mantova ospita un progetto espositivo che, per la prima volta, indaga le relazioni, gli scambi e i "fuochi incrociati” tra arte italiana del secondo dopoguerra e arte sovietica del realismo socialista, riflettendo su affinità elettive e divergenze culturali, in una mostra di respiro internazionale e ricca di documenti poco o per nulla conosciuti al pubblico.
La mostra, dal 30 maggio al 4 ottobre 2015, riconduce il visitatore agli anni della frontale contrapposizione politica tra comunisti e democristiani, quelli di don Camillo e Peppone, di Dio ti vede e Stalin no. Gli anni in cui per metà degli italiani l’URSS era il mito, il paradiso della giustizia sociale e il demonio per l’altra metà.
Gli anni in cui grandi intellettuali italiani (Levi, Calvino, Moravia tra i tanti) compivano il loro pellegrinaggio laico a Mosca. Gli anni in cui lunghe code si formavano all’Hermitage per ammirare Guttuso.
Al centro di questa proposta inedita è infatti la riflessione sull’immagine mitica dell’URSS nell’Italia del secondo dopoguerra e sul ruolo assunto dall’iconografia realista nella sua diffusione e veicolazione.
Tre gli ambiti scelti per indagare questa vicenda molto affascinante: da un lato l’iniziativa del Premio Suzzara, voluto da Voluto da Dino Villani e dal sindaco comunista Tebe Mignoni con Cesare Zavattini e destinato, dal 1948 per quasi trent’anni, a far riflettere sul linguaggio realista e sul tema del lavoro. Gli artisti partecipanti e premiati (da Guttuso a Zigaina, da Gorni a Borgonzoni, da Mucchi a Pizzinato, da Fabbri a Sughi, solo per fare alcuni nomi) introducono il tema del ruolo dell’arte figurativa all’interno della politica culturale del PCI.
La seconda sezione della mostra si propone di ricostruire l’immagine dell’URSS in Italia dalla fine degli anni Quaranta, attraverso il racconto dei protagonisti del realismo russo nei Padiglioni sovietici alle Biennali veneziane nel 1934 e dal 1956 agli anni Settanta. Grazie ai prestiti della Galleria Tret’jakov, saranno eccezionalmente esposte a Palazzo Te le opere di Nikolaj Andreev, Aleksandr Dejneka, Sergej Gerasimov, Vera Muchina, Pëtr Koncalovskij, Grigor’evic Nisskij, Viktor Popkov.
Infine, il fenomeno collezionistico, testimonianza di una cultura d'immagine e di una retorica visiva e narrativa della realtà sovietica che rivelano forti persistenze, è rappresentato attraverso una quadreria di opere provenienti da una importante collezione privata, che invita il visitatore a riflettere sulla relazione tra modello e riproduzione nell’arte sovietica e a indagare le alterne fortune del realismo socialista a partire dalla caduta del comunismo, emblematicamente rappresentata dal crollo del muro di Berlino.
La mostra si arricchisce di molteplici testimonianze che vogliono segnalare la complessità di un contesto e la pluralità di linguaggi: i racconti e i resoconti di viaggio, le campagne fotografiche, i film e i documentari dedicati all’URSS, presentati in un’ottica critica che non vuole definire un’immagine univoca del realismo socialista nello sguardo italiano, ma ricostruire le sfaccettature assunte dalla cultura di un Paese negli occhi di un altro.
“Parlare del mito dell'URSS in Italia nel secondo dopoguerra significa sollevare il coperchio su un mondo complesso nei linguaggi e nei significati, impossibile da risolvere in una mostra e in una pubblicazione, ma al quale, finalmente e senza falsi miti o negazioni, si vuole guardare - puntualizza Vanja Strukelj, curatrice della mostra mantovana con Ilaria Bignotti e Francesca Zanella.
“Innanzitutto abbiamo cercato di restringere il campo a un territorio storico artistico, inquadrando la ricezione del realismo socialista sovietico in Italia in un contesto di scambi e rapporti culturali.
Un aspetto che è emerso in tutta la sua complessità è quello del viaggio in URSS: ci siamo chiesti che cosa avevano visto gli artisti italiani nei loro viaggi in Unione Sovietica? Chi avevano incontrato, di cosa avevano dialogato, cosa avevano portato di sè, cosa avevano ritrovato?
Abbiamo provato a rispondere attraverso il confronto interdisciplinare, con film d’epoca, resoconti di viaggio, manifesti, cartoline, rotocalchi.
Ripercorrendo le sale dei Premi suzzaresi e delle Biennali veneziane, certi del confronto fertile tra una manifestazione solo apparentemente di periferia e l’altra ufficiale e internazionalmente riconosciuta, abbiamo provato a rileggere la nostra cultura e anche a metterla un po’ in crisi...”
In questa prospettiva, la visita alle collezioni della Galleria del Premio Suzzara, che ha concesso in prestito un corpus davvero significativo di dipinti e sculture, costituisce l’ideale completamento del percorso espositivo di Palazzo Te.
La mostra è organizzata dal Centro Internazionale d’Arte e di Cultura di Palazzo Te presieduto da Graziano Mangoni con la collaborazione della Galleria del Premio Suzzara, con il patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e il Turismo, del Consolato Generale della Federazione Russa a Milano, della Regione Lombardia, del Sistema Mantova per EXPO, del Museo Civico di Palazzo Te, con il contributo del Comune di Mantova, della Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura di Mantova e di Tea, e con il sostegno di TEA Energia, Berman Spa, Coop Consumatori Nordest e Generali Italia Agenzia Pezzoli.
Per la realizzazione della mostra e del catalogo le curatrici Vanja Strukelj, Francesca Zanella e Ilaria Bignotti sono state affiancate da ricercatori, dell’Università di Parma e di altri istituti di ricerca, esperti in differenti discipline.
Il catalogo, edito da Skira, propone i contributi scientifici di Elisa Barili, Ilaria Bignotti, Cristina Casero, Livio Lepratto, Mariella Milan, Elisabetta Modena, Marco Panizza, Marta Sironi, Vanja Strukelj, Francesca Zanella, Anna Zinelli.
Per info www.centropalazzote.it