Dal 29 novembre al 2 dicembre 2017 a Roma il Congresso SOI: nuove terapie sempre più efficaci e vecchi problemi ancora irrisolti
novembre 2017- Sarà anche quest'anno la città di Roma a fare da cornice al congresso della Società oftalmologica italiana (SOI), che si terrà da mercoledì 29 novembre a sabato 2 dicembre prossimi presso l’Hotel Waldorf Astoria Cavalieri- Via Cadlolo 101- Saranno quattro giorni ricchi di eventi e di opportunità di aggiornamento professionale per tutti gli oculisti italiani. Il programma toccherà infatti tutti i più importanti temi dell’oftalmologia medica e chirurgica: glaucoma, cataratta, traumatologia, chirurgia refrattiva, oftalmologia pediatrica, strabismo, neuroftalmologia, retina chirurgica, contattologia e ipovisione. Grande spazio sarà dedicato come di consueto alle novità tecnologiche, specialmente in ambito chirurgico, che garantiscono ai pazienti risultati sempre migliori in termini di efficacia e tollerabilità.
Purtroppo però il Congresso SOI sarà l’occasione per richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica su una tendenza in atto da alcuni anni nel nostro paese: il Sistema sanitario nazionale non destina all'oculistica risorse sufficienti a restare al passo con il progresso tecnologico. L'allarme viene lanciato da Matteo Piovella presidente SOI.
“La situazione è paradossale: nella chirurgia della cataratta, così come nella chirurgia refrattiva, noi italiani siamo opinion leader a livello mondiale e i nostri centri sono ritenuti di riferimento per tutte le ricerche cliniche in questo campo”, ha esordito Piovella. “Eppure questa competenza rimane quasi totalmente al di fuori del Sistema sanitario nazionale che, pur essendo responsabile tuttora del 95% delle prestazioni erogate ai cittadini, rischia la paralisi, perché la gestione non è competitiva rispetto agli strumenti di cui oggi disponiamo”.
Su molte delle prestazioni erogate in ambito oculistico, negli anni passati si è abbattuta la scure dei tagli ai finanziamenti, nelle gravi patologie come nei piccoli disturbi.
“Prendiamo per esempio il glaucoma, che, com’è noto, è un disturbo dovuto all’eccessiva pressione intraoculare: mentre finora uno degli interventi possibili consisteva nel ricostruire chirurgicamente il canale di scarico dell’umor acqueo, abbiamo oggi una serie di nuovi dispositivi – sostanzialmente dei bypass, dei piccoli tubicini, di plastica o metallo, impiantabili nell’occhio – che possono risolvere il disturbo più efficacemente e con più sicurezza”, ha continuato Piovella. “Ma per chi gestisce il Sistema sanitario nazionale, questo progresso non vale la spesa necessaria, e lo stesso si può dire per le maculopatie: da un paio di anni sono usciti sul mercato nuovi più efficaci e più duraturi, che però costano 5000 euro a fiala: il sistema pubblico non li passa nel nostro paese, a differenza di ciò che avviene per esempio in Germania”.
E i casi che si possono citare sono numerosi.
“Abbiamo spesso parlato della cataratta, l’intervento chirurgico più praticato nel mondo: in Italia il rimborso per l’intero intervento è inferiore al costo dei soli cristallini artificiali di ultima generazione ed è impossibile essere operati nel pubblico con le nuove tecnologie, come il laser a femotosecondi, che garantiscono un’estrema precisione e una drastica riduzione delle complicanze”, ha ricordato Piovella.
“Pensiamo allora alla chirurgia della retina, una chirurgia molto più complessa della cataratta, che a maggior ragione ha bisogno del sostegno delle nuove tecnologie, di una struttura attrezzata, di una perfetta sintesi organizzativa e di sostegno economico, nonché di un adeguato periodo di training per i chirurghi: anche in questo caso, è impensabile che si vada avanti con l’idea che non valga la pena investire su questi miglioramenti continui, già implementati nella pratica clinica degli altri paesi avanzati”.
Sotto accusa è il principio secondo cui le prestazioni sanitarie erogate, in un sistema che diventa sempre meno sostenibile, devono essere costo-efficaci.
“Ma chi e in base a quali criteri decide che cosa è costo-efficace?”, si chiede Piovella.
“Sul ‘chi’ vorrei ribadire che per decidere bisognerebbe avere le necessarie conoscenze e competenze mediche sugli argomenti di cui si tratta, conoscenze e competenze che mancano sempre di più; sui criteri si potrebbe discutere a lungo, perché si tratta di criteri molto influenzabili dall’emotività dell’opinione pubblica, visto che per esempio viene destinato un fiume di denaro ad alcune terapie anche quando i benefici dei nuovi farmaci restano limitati e per questo discutibili.
Ormai è ora di prendere una posizione responsabile per tutelare tutta l’oftalmologia. Per motivi non clinici gli interventi e le terapie in oculistica sono rimborsati agli ospedali sottocosto. Cosa vuol dire? Semplice. Vuol dire impedire gli aggiornamenti ed i miglioramenti delle cure e terapie. Se una cura costa 3000 euro non posso pensare di pagarla 700. Perché con 700 euro non sono in grado di coprire le spese per fare la cura. Per questo, a beneficio dei pazienti SOI sta predisponendo un tariffario minimo sotto il quale a parere di SOI non sarà possibile garantire ai pazienti la miglior cura. Di conseguenza questa indicazione di SOI sarà utile ed impositiva anche per le assicurazioni che non possono pensare di continuare a rimborsare ai loro clienti importi insufficienti tarati sul sottocosto diffusi a livello ospedaliero.
SOI continuerà quindi a fare pressione in tutte le sedi opportune affinché le cure oculistiche più adeguate e più aggiornate tornino a essere appannaggio di tutti i cittadini italiani garantendo rimborsi idonei per tutte le patologie oculistiche.
Per ulteriori informazioni consultare Il portale dell'Oftalmologia italiana| SOI Società oftalmologica italiana www.soiweb.com