DIABOLIK E IL MISTERO DEL SUO PRIMO DISEGNATORE:
un libro dedicato a uno dei più intriganti misteri del fumetto italiano
ottobre 2024 - Intorno alla nascita di Diabolik, protagonista indiscusso del fumetto italiano da oltre sessant’anni, ha sempre aleggiato il mistero legato all'identità del disegnatore del primo numero, uscito nel novembre del 1962. Per decenni, studiosi e appassionati hanno avanzato le ipotesi più disparate.
Oggi, finalmente, con il libro NON SONO STATO IO, pubblicato da IF Edizioni (gruppo Giunti), Raffaele Mangano e Gianni Bono, seguendo tracce e ritrovamenti, ricostruiscono la vicenda e ne svelano i contorni, mettendo fine al mistero.
Ma perché un uomo sparisce nel nulla, rinnega il proprio lavoro, la sua arte, e non reclama i meriti nemmeno quando la sua creazione diventa un enorme successo?
È esattamente quello che ha fatto Angelo Zarcone. Ed è proprio di quest'uomo, dalla cui matita sono nati gli occhi del “Re del Terrore”, che Gianni Bono e Raffaele Mangano raccontano nel libro. Nella postfazione, Mario Gomboli, direttore editoriale di Astorina, definisce la pubblicazione a quattro mani un vero e proprio romanzo, poiché la vita di Zarcone è sicuramente una storia degna di essere narrata con questa formula.
Soprannominato “il Tedesco” (per calzare d’abitudine sandali e portare spesso un bambino biondo con sé al lavoro), Zarcone era un aspirante pittore nella Milano degli anni '60, una città che offriva speranze e opportunità a molti giovani provenienti da tutta Italia. Non riuscendo a vivere della sua arte, lavorava come disegnatore per la casa editrice Astoria di Gino Sansoni, specializzata in pubblicazioni rivolte a un pubblico maschile. I titoli di alcune di queste pubblicazioni, come Realtà proibita, I libri del buco, Le inchieste del vizio e Donne di piacere, avevano persino la dicitura “Edizione piombata”, accompagnata da parole provocatorie come perdizione, peccato e perversione.
Creare storie con protagoniste “donnine discinte” era la prassi di Gino Sansoni, invece fu la moglie Angela Giussani, ispirata dalla lettura di Fantomas, a concepire per la sua casa editrice Astorina, il progetto di un fumetto incentrato su un uomo malvagio, che volle chiamare Diabolik. Angela, affascinata dalla lettera K, battezzò anche il personaggio Ginko (nome che richiamava quello di suo marito, con l’aggiunta di una K).
Fu lei a commissionare proprio a Zarcone la creazione dell’immagine del protagonista e le illustrazioni del primo fumetto. Ma subito dopo aver consegnato le tavole, alcune delle quali solo abbozzate, Zarcone scomparve senza lasciare traccia. Nessuno riuscì più a trovarlo e la realizzazione delle successive storie di Diabolik, che presto sarebbe diventato uno dei fumetti più famosi e longevi, venne affidata ad altri disegnatori.
Il “mistero Zarcone” non venne mai risolto, nonostante l'intervento del celebre investigatore Tom Ponzi, i numerosi avvistamenti e varie ipotesi, che oggi definiremmo fake news. Si parlava di lui su un mercantile o su un’isola a gestire un ristorante, o emigrato all’estero. Fu persino identificato come un macellaio di Bagheria, arrivato a Milano da giovane e poi tornato in Sicilia, oppure come paziente in una casa di cura per malattie mentali. Nel 2005, a proposito del caso Orlandi e del ritrovamento della tomba di De Pedis nella basilica di Sant’Apollinare, emerse un indizio inspiegabile: in una delle cappelle della basilica si trova un quadro di Zarcone del 1994, raffigurante San Josemaría Escrivá de Balaguer, fondatore dell'Opus Dei.
Nel romanzo, Bono e Mangano ricostruiscono inoltre le vicende delle Case Editrici Astoria e Astorina, il successo di Diabolik, il legame tra cronaca ed editoria, sullo sfondo della Milano viva e pulsante degli anni sessanta.
Come in ogni mistero che si rispetti, c’è sempre qualcuno che non si arrende e, per oltre cinquant’ anni, esplora tutte le strade per spiegarsi il rifiuto di Zarcone a rivendicare la paternità di un’opera che gli avrebbe garantito fama e fortuna.
È come se Zarcone avesse voluto dire: “Non sono stato io,” abbandonando il progetto alla sua nascita.
Ma un giorno, quando ormai ogni speranza di ritrovarlo sembrava persa, alla redazione di Astorina arriva un’email impossibile da ignorare: Buongiorno, mi chiamo Davide Tedesco e premetto subito di non essere mai stato un appassionato lettore di Diabolik. Vorrei però raccontare una serie di coincidenze che hanno suscitato la mia curiosità. Di recente ho ristrutturato il mio appartamento a Palermo e, tra i vari arredi, ho acquistato un dipinto a olio firmato Angelo Zarcone…