LA DEGENERAZIONE MACULARE? SI PUÒ PREVENIRE, ANCHE CON UN COLLIRIO


maggio 2018- L’arrivo della bella stagione invoglia molti di noi a uscire dal “letargo” invernale e a passare molto più tempo all’aria aperta. Bisogna sempre però ricordare che l’esposizione alla radiazione solare diretta e per molte ore comporta diversi rischi per la salute, non ultimo quello di danneggiare la vista. I raggi ultravioletti (UV)-A, non visibili dall’occhio umano, e la luce blu, visibile, rappresentano due delle porzioni più energetiche della radiazione solare e possono, a lungo andare, danneggiare la retina. Dati epidemiologici recenti indicano proprio l’esposizione al sole come uno dei fattori ambientali in grado di favorire l’insorgenza della degenerazione maculare. Questa patologia, che colpisce la macula (la regione centrale della retina) è responsabile del 22,9% dei casi di cecità e del 54,4% dei disturbi visivi nella popolazione bianca americana. “Questa radiazione ad altissima energia che arriva sulla superficie oculare viene in parte schermata dalle lacrime, dalla cornea e dal cristallino ma in parte riesce a raggiunge la retina: nel caso dei raggi UV questo avviene nei soggetti giovani, mentre nel caso della luce blu a qualunque età”, ha esordito il professor Pasquale Troiano- Direttore Unità Operativa Complessa di Oculistica - Ospedale Fatebenefratelli di Erba, Consigliere SOI - Presidente del Comitato Tecnico Scientifico SOI. “E la luce blu è un fattore di rischio ormai identificato per l’insorgenza della degenerazione maculare”. La correlazione tra luce blu e danno retinico si può capire con qualche nozione di fisiologia della visione. Quest’ultima infatti si basa su una serie di meccanismi biochimici che implicano un notevole consumo energetico. E come per ogni processo, il consumo energetico implica la produzione di materiale di scarto, che è alla base della formazione delle drusen. Ora, la luce blu aumenta considerevolmente questo materiale di scarto, perché induce un fenomeno biochimico noto come fotoinversione dello sbiancamento. “Finché l’organismo è giovane, cioè fino a trent’anni, questo materiale di scarto viene eliminato in modo molto efficiente dal sistema circolatorio”, ha chiarito il professor Troiano. “Con l’avanzare dell’età invece questa efficienza si perde, e possono iniziare a formarsi accumuli di materiale di scarto denominati drusen che rappresentano il segno clinico iniziale di quella che potrebbe divenire una vera e propria maculopatia”. Sfortunatamente, a oggi non è disponibile di una terapia per la degenerazione maculare, ma ci si limita a controllarne gli effetti. L’unico intervento veramente efficace è la prevenzione. “La degenerazione maculare è una malattia multifattoriale, la cui eziopatogenesi è da ricondurre, oltre che alla luce blu, anche a diverse condizioni tra cui l’ipertensione arteriosa, l’ipermetropia, il diabete e l’ipercolesterolemia”, ha aggiunto Troiano. “Se si vuole quindi ridurre al minimo il rischio occorre intervenire su tutti i fattori eliminabili”. Per filtrare la radiazione luminosa dannosa la prima opzione è quella d’indossare un paio di occhiali da sole. Ma ora si è resa disponibile anche una nuova opzione per schermare i raggi UV-A e la luce blu in forma di collirio. “Si tratta di un’opzione molto interessante, disponibile in farmacia già da alcuni mesi su prescrizione del medico oculista, perché non dimentichiamo che le lacrime artificiali sono già un prodotto di larghissimo impiego nei soggetti che hanno superato i quarant’anni di età: la prevalenza di una condizione come l’occhio secchio secondo le stime epidemiologiche, è notevole”, ha sottolineato il professor Troiano. “Con una singola somministrazione di questo prodotto, si fornisce alla superficie oculare un efficiente sistema di lubrificazione e, contemporaneamente un altrettanto efficiente schermo per le radiazioni luminose”.
Ma quali sono i pazienti ideali per la prescrizione di questo nuovo presidio?
“Tutti i soggetti che presentano gli altri fattori di rischio per degenerazione maculare che abbiamo già elencato; poi tutti coloro che per motivi professionali si trovano esposti per lunghe ore alla radiazione blu, presente sia nella radiazione solare sia in quella artificiale: sappiamo bene che molti lavoratori non indossano occhiali da sole perché danno fastidio”, ha aggiunto il professor Troiano.
C’è poi una categoria di soggetti del tutto particolare: è quella soggetti pseudofachici, cioè che hanno subito l’operazione di cataratta. Con l’avanzare degli anni tutta la porzione dell’apparato visivo destinata a trasmettere la radiazione luminosa alla retina diviene meno efficiente, la cornea e soprattutto il cristallino divengono meno trasparenti soprattutto alle basse lunghezze d’onda dello spettro luminoso come la luce blu, la pupilla si riduce di diametro. Insomma il sistema diviene naturalmente molto protettivo nei confronti della retina. Però a un certo punto interviene l’uomo che toglie da dentro l’occhio il cristallino e lo sostituisce con una lente artificiale che riporta la trasmissione della luce alla retina all’età di ventanni.
“Dopo l’intervento di cataratta, molti pazienti riferiscono la loro sorpresa nel poter rivedere proprio le tonalità del blu”, ha concluso il professor Troiano. “Questo recupero del visus è sicuramente un fattore positivo per il soggetto, ma riporta la retina a una esposizione alla radiazione visibile più energetica che non aveva più avuto da molti decenni: questi soggetti sono quelli che più di tutti hanno bisogno di sistemi efficienti di filtrazione delle radiazioni luminose ad alta energia, come questo nuovo collirio”.

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